La peste di Rodi nasce dall’esperienza diretta dell’autore, sopravvissuto alla terribile epidemia di peste che flagellò Rodi tra il 1498 e il 1499. La vivida descrizione delle sofferenze della popolazione, e il nostalgico ricordo della prosperità e dell’eleganza che contraddistinguevano la vita degli abitanti prima della pestilenza, si alternano a considerazioni più generali di carattere morale e parenetico, il cui obiettivo è riportare sulla retta via gli uomini in un periodo in cui le pestilenze venivano attribuite soprattutto all’ira di Dio, scatenata dalle colpe degli uomini. La presa diretta sui fatti, la tendenza moraleggiante e i riferimenti personali, che trasformano Limenitis in un personaggio della sua opera, rendono il testo assai vicino a un moderno reportage giornalistico, il cui compito è trasmettere con immediatezza ai lettori i fatti e gli stati d’animo dei protagonisti.
Non meno partecipata è La Presa di Costantinopoli. Qui l’autore non risparmia critiche alle potenze cristiane occidentali e nella caduta di Bisanzio crede di riconoscere, come anche nella Peste, la punizione per i peccati e per la discordia che contraddistingue la condotta dei cristiani, contrapposti alla concordia e all’unità d’intenti degli Ottomani. Nel contempo l’autore invita le potenze occidentali a unirsi in una crociata per fermare l’avanzata dei nemici e restaurare l’antico impero. Su tutti si staglia, nella sua tragicità, la figura del basileus Costantino, l’ultimo imperatore dei greci, cui toccò il terribile destino di vivere la fine dell’impero.
Nell’Atene della fine degli anni Venti due giovani donne, la studentessa Dora e l’emancipata Lisa, si conoscono e si innamorano. Un amore proibito, la condizione della donna rispetto al lavoro ed alla famiglia, la trasgressione degli anni '20. Lo spaccato di una società in bilico tra conservatorismo e nuove esperienze. Un romanzo forte dove l'intreccio amoroso è spesso veicolo per indagare meccanismi sociali più complessi.
Dora, più introversa e riflessiva, scrive la cronaca, in forma diaristica, di questo amore due volte tormentato; innanzitutto per la differenze sociali e caratteriali tra le due ragazze e in secondo luogo in quanto amore omosessuale in una società rigidamente eterosessuale. Nel corso del suo diario Dora Rosetti, autrice e nel contempo protagonista del libro, non si astiene dal ricorso a uno stile disinibito e continui sono i riferimenti alla promiscuità sessuale e al consumo di stupefacenti. Il romanzo, apparso nel 1929, fu celebrato per la sua originalità dal celebre critico dell’epoca Grigorios Xenòpoulos, ma cadde ben presto nell’oblio probabilmente per evitare uno scandalo. Nei primi anni Duemila il ritrovamento, da parte della storica della letteratura Christina Dunià, di due copie delle Due amanti, la prima a Lesbo nella biblioteca personale del pittore Takis Eleftheriadis e la seconda nella biblioteca personale di Konstantinos Kavafis, ha risvegliato l’interesse dei lettori per Le due amanti, il primo romanzo a tematica lesbica della letteratura greca contemporanea e uno degli esempi più importanti di letteratura dei “devianti” anni Venti.
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